Il mar Mediterraneo un cimitero silente. È questa l’immagine che ci compare davanti agli occhi dopo aver assistito all’ennesima sciagura nel Canale di Sicilia. Dove i corpi di 130 migranti non ricevono degna sepoltura. Non c’è bara e nome per le vittime di questa strage infinita. Disumana.
Vergognosa non solo per Italia, Malta, Cipro, Grecia o Spagna ma per tutti gli Stati. Colpevoli di non agire, di voltarsi dall’altra parte, di non comprendere la complessità di questi eventi e soprattutto di mostrare la faccia del lato peggiore dell’egoismo. Mescolando subdola meschinità e razzismo. Viene da chiedersi, dov’è la coscienza dell’Europa? Politiche europee concrete in fatto di migrazione non ce ne sono, e non per colpa della burocrazia.
La tendenza generale che prevale è a delegare. Salvo poi trovarsi come nell’operazione Mare Nostrum e in quella Triton difronte a fallimenti scritti. L’unico indubbio successo raggiunto in questi anni è stata la campagna di criminalizzazione nei confronti di chi spontaneamente prestava soccorso. Su cui è piovuto uno tsunami di fango. Ma di azioni alla radice del problema nulla.
Nel suo recente rapporto annuale il centro studi gesuitico Astalli sottolinea che nel mondo ci sono 80milioni di persone in fuga da guerre, carestie, dittature e povertà. Suona tragicomico, ma per quelle persone il Covid è solo un problema in più, non il peggiore. La paura per la pandemia, i lockdown e l’introduzione di misure restrittive negli spostamenti non hanno frenato i migranti e la loro Odissea. Ininterrottamente hanno continuato il loro allucinante viaggio, sfiancati, schiavizzati e umiliati. Torturati e spediti a morte certa sulle carrette del mare. Flussi migratori che si sono mantenuti costanti lungo alcune rotte indipendentemente dall’evoluzione dei contagi.
Nell’anno horribilis verso l’Italia abbiamo avuto un aumento (34mila in più) di arrivi via mare. Nel 2020 sono stati oltre 10mila i migranti intercettati e consegnati alla Libia, per finire in detenzione, in condizioni “inaccettabili”. Nell’arco dello scorso anno le vittime accertate nella traversata tra le spiagge africane e le coste italiane sono state poco meno di 1500. Dal 2014 sarebbero “almeno” 23mila i morti. Circa 400 dall’inizio del 2021. Restare impassibili non è meno sconcertante di coloro che avevano solennemente promesso che non si sarebbero “mai più ripetute scene di migranti dispersi in mare”, giuramento che pronunciarono tanto l’allora presidente della Commissione europea e quello del Parlamento europeo, quanto illustri ministri del nostro governo.
Belle parole, solo parole. Oggi, l’interesse primario dell’Europa è giustamente rivolto alla ripresa sociale ed economica. C’è tuttavia qualcuno che non dobbiamo escludere dal programma di rinascita. Sono coloro che abbiamo dimenticato nell’inferno delle prigioni libiche, stipati nelle carovane nel deserto, nei campi profughi, smarriti in un Continente dalle mille criticità. E che riceve troppo poco aiuto. Esempio, anche questo, di un’epoca segnata dalla disuguaglianza.